Francesco I e Bianca Cappello: una morte controversa
Il 19 ottobre del 1587 moriva, nella villa di Poggio a Caiano, il granduca Francesco I de’ Medici. A distanza di circa dodici ore si spegneva il giorno dopo la moglie Bianca Cappello.
Figlio di Cosimo I ed Eleonora di Toledo, Francesco fu più incline a coltivare i suoi interessi culturali che alla gestione del governo granducale, in buona parte demandata ai suoi funzionari. Fu un fervente mecenate dal temperamento inquieto ed introverso, appassionato di studi alchemici, occultismo e scienze naturali. Amava trascorrere il suo tempo nei laboratori allestiti nel Casino di San Marco o presso il celebre Studiolo di Palazzo Vecchio, che Giorgio Vasari realizzò per lui come “guardaroba di cose rare et pretiose”.
Nel 1565 Francesco I sposò Giovanna d’Austria, sorella dell’imperatore del Sacro Romano Impero Massimiliano II d’Asburgo.
La consorte venne accolta a Firenze con grandi festeggiamenti e celebrazioni sontuose ma non si trattò per lei di un matrimonio felice. Il granduca era poco attratto dalla moglie, diversa per indole e oltretutto sgraziata a causa di una malformazione alla spina dorsale. Dovette attendere più di undici anni prima che ella, dopo aver partorito sei figlie femmine, riuscisse a dargli un erede maschio. Filippo tuttavia morì prematuramente, all’età di soli quattro anni. La granduchessa d’altro canto si sentiva vincolata ad una vita non all’altezza del suo altissimo rango. Ad aggravare la situazione si aggiunse l’infedeltà del marito, che intratteneva segretamente una relazione amorosa con la nobildonna veneziana Bianca Cappello, come lui già sposata con il fiorentino Pietro Bonaventuri.
Bianca Cappello: da amante segreta a granduchessa
Non sappiamo quando precisamente ebbe inizio la relazione tra i due ma il loro rapporto rimase segreto per poco tempo. Per averla vicino a sé Francesco arrivò ad assumere Bianca tra le dame di corte a Palazzo Pitti. Le mise inoltre a disposizione un palazzo nelle vicinanze della reggia medicea, il Palazzo di Bianca Cappello in via Maggio. In cambio di un redditizio incarico alla corte granducale il marito di Bianca accettò compiacente la loro unione. La relazione extraconiugale era però osteggiata dalla famiglia Medici e in special modo dal fratello di Francesco, il cardinale Ferdinando.
Nel 1572 Pietro Bonaventuri, marito di Bianca, fu ucciso per strada da dei sicari in circostanze poco note.
Non mancarono sospetti che il mandante dell’omicidio potesse essere lo stesso granduca.
Da circostanze misteriose è avvolta anche la nascita, nel 1576, di Antonio dei Medici, presunto figlio di Francesco I e Bianca Cappello. All’epoca Giovanna d’Austria non aveva ancora dato al marito un erede maschio (Filippo nascerà l’anno successivo). Don Antonio avrebbe pertanto potuto succedere al trono granducale in quanto figlio legittimo di Francesco I.
Sennonché la legittimità della sua discendenza è alquanto discussa. Secondo alcune voci potrebbe essere figlio di una serva di Bianca. La giovane nobildonna avrebbe simulato una gravidanza per farsi sposare da Francesco e garantirgli un erede maschio. Don Antonio rimase comunque sempre nell’ombra, osteggiato in particolar modo dallo zio cardinale. Ferdinando gli accordò un appannaggio di trentacinquemila scudi l’anno in cambio della rinuncia a qualunque pretesa sull’eredità paterna.
L’ascesa sociale di Bianca Cappello non subì comunque un arresto. Nel 1578 Giovanna d’Austria moriva per un incidente domestico, cadendo dalle scale a palazzo mentre era incinta del suo ottavo figlio. Poco tempo dopo Francesco sposò Bianca in segreto, rendendo pubblico il suo matrimonio soltanto nel 1579. Si legittimava così un’unione nata e cresciuta per una sincera e reciproca corrispondenza amorosa.
La nuova granduchessa rimase per gli anni a venire fortemente legata al marito. Conservando un basso profilo, cercò di mantenersi al riparo dall’ostilità e dalle numerose calunnie da molti rivolte nei suoi confronti. La granduchessa “straniera” era invisa al popolo. I fiorentini credevano che solo una strega potesse mantenere intatta per così tanto tempo la fedeltà del marito, profondamente legato a lei. La si accusava perfino di aver fatto avvelenare il piccolo Filippo, l’unico figlio maschio di Francesco I e Giovanna d’Austria.
Il cardinale Ferdinando rimase sempre tra i suoi principali detrattori. Nella corrispondenza col fratello Francesco, con cui intercorrevano cattivi rapporti, non esitava a definirla “la pessima Bianca”.
Il soggiorno alla villa di Poggio a Caiano
Dal canto suo Bianca soffriva l’avversione del cognato e sperava in una distensione dei rapporti. Un’occasione in tal senso si presentò nel settembre del 1587, quando i granduchi si trasferirono presso la villa di Poggio a Caiano per un soggiorno in campagna. A loro si unì anche il cardinale Ferdinando, che li raggiunse a fine mese.
Dopo tre giorni trascorsi andando a caccia nella tenuta della villa con il fratello, la sera dell’8 ottobre 1587, al termine di un banchetto, Francesco accusò una forte indisposizione accompagnata da febbre alta, vomito e forte sudorazione. Poco dopo anche Bianca, colpita dagli stessi sintomi, fu costretta a letto come il marito. L’agonia della coppia si protrasse per alcuni giorni, alternando fasi più e meno acute. I salassi effettuati dai medici di corte non riuscirono a lenire i dolori del granduca. Le sue condizioni si aggravarono fino a condurlo alla morte, all’età di 46 anni, la sera del 19 ottobre, dopo 11 giorni di agonia. Poche ore più tardi, il 20 ottobre 1587, moriva a 39 anni Bianca Cappello.
La morte pressoché simultanea dei granduchi dette adito a teorie diverse sulle cause dell’accaduto.
Si sospettò che il cardinale Ferdinando avesse avvelenato la coppia con l’arsenico per succedere al fratello alla guida del Granducato. Secondo un’altra ipotesi sarebbe stata Bianca a preparare una torta avvelenata per il cognato. Poiché Francesco la assaggiò accidentalmente, la duchessa decise di mangiarne anch’essa per non sopravvivere all’amato consorte.
Per fugare ogni dubbio il cardinale Ferdinando dispose l’autopsia sui due corpi. I medici incaricati confermarono come causa della morte la malaria (“febbre terzana doppia intermittente e senza verun indizio di veleno”).
I due cadaveri furono riportati a Firenze ed il corpo di Francesco fu sepolto nella Basilica di San Lorenzo, accanto a quello della prima moglie Giovanna d’Austria. quello di Bianca, invece, non ricevette neppure le esequie di stato e fu deposto in un luogo sconosciuto e fino ad oggi non è mai stato ritrovato.
Avvelenamento da arsenico o morte causata da febbri malariche? (questo è il problema…)
Nel 2006 un articolo pubblicato sull’autorevole rivista medica British Medical Journal (“The mysterious death of Francesco I de’ Medici and Bianca Cappello: an arsenic murder?” , F. Mari et alii BMJ 2006, 333: 1299-1301) sembrava aver risolto il mistero in favore della prima ipotesi. Lo studio trae origine dalla scoperta di un prezioso documento nell’Archivio Diocesano Episcopale di Pistoia, il “Libro de’ matrimoni e mortori” dell’anno 1587. In esso si legge: [“… addì XIX di Ottobre 1587: tra le 4 e le 5 hora di notte morì il Serenissimo Francesco Granduca di Toscana et addì 20 detto mese e anno morì la Serenissima Gran Duchessa Bianca sua moglie et le loro intestine furono (po)rtate a santa Maria a Buonistallo in quattro mezzine (lei?) morì in martedì mattina a’hora circa 15 fu intervallo tra l’uno e l’altra circa 12 hore (Di)o li dia requie.”].
Il successivo scavo effettuato nel maggio del 2005 sotto il pavimento della cripta della chiesa di Santa Maria a Buonistallo, parrocchiale della villa di Poggio a Caiano, portò al rinvenimento di alcuni frammenti di fegato umano all’interno di vasi di terracotta. Questi furono analizzati dai tossicologi Francesco Mari, Aldo Polettini e Elisabetta Bertol e dalla storica della medicina Donatella Lippi (autori dell’articolo) e da loro attribuiti a Francesco I e Bianca Cappello.
Gli studiosi fiorentini affermano di aver trovato tracce di arsenico in quantità letale nei suddetti resti.
Il DNA di almeno uno dei due reperti organici sarebbe compatibile con quello di Francesco I rilevato su alcuni frammenti epiteliali e piliferi della barba all’interno della cassetta di zinco che conteneva i resti del granduca, riaperta nel 2004 nell’ambito del “Progetto Medici”.
Sembrerebbe dunque un caso risolto, se non fosse per le obiezioni mosse a tale ipotesi dal professor Gino Fornaciari, paleopatologo dell’Università di Pisa e coordinatore del “Progetto Medici” (“The mystery of beard hairs”, G. Fornaciari, British Medical Journal, 333: 1299).
Fornaciari afferma che sui resti scheletrici di Francesco I riesaminati nel 2004 non vi era traccia di materiale organico ma solo frammenti di tessuti che avvolgevano le ossa. Queste erano state accuratamente ripulite, eliminando ogni residuo di tessuto cutaneo e pilifero, durante una precedente ricognizione antropologica negli anni quaranta del Novecento. Al termine dell’indagine, condotta da Gaetano Pieraccini e Giuseppe Genna allo scopo di ricavare informazioni antropometriche e trarre un calco in gesso del cranio del granduca, i resti ossei furono deposti nel 1955 nella cassetta di zinco poi riaperta nel 2004. Pertanto è verosimile che il DNA in essa rinvenuto (con metodologie peraltro non fornite dagli autori dello studio) non appartenga a Francesco I ma risulti piuttosto da contaminazioni da DNA moderno ascrivibili ad una delle numerose operazioni di riesumazione.
Quanto alle tracce di arsenico presenti nei frammenti organici di Buonistallo, l’utilizzo di composti arsenicali per conservare le interiora dopo l’autopsia era una prassi piuttosto comune. Non è peraltro possibile determinare se le concentrazioni rinvenute nei resti di fegato vi fossero già in vita o solo post mortem.
In conclusione rimangono forti dubbi sull’attendibilità dei dati che proverebbero la morte dei granduchi per avvelenamento da arsenico. Non dimostrata è anche l’ipotesi che l’avvelenamento sia stato ordito dal cardinale Ferdinando per i cattivi rapporti che intratteneva con loro e le sue mire di successione alla guida del Granducato.
Nuove evidenze scientifiche
Nel 2009 nuove indagini scientifiche condotte dall’Università di Torino e di Pisa hanno fornito un’ulteriore conferma alla morte per febbri malariche del granduca Francesco I (Bianucci R. et alii “Immunological identification of Plasmodium falciparum and Leishmania infantum in the skeletal remains of the Medici family”, XVIII Congresso dell’Associazione Antropologica Italiana, 1-4 ottobre 2009). Campioni di tessuto osseo spugnoso di Francesco I sono stati analizzati per verificare la presenza di proteine tipiche del Plasmodium falciparum (il parassita trasmesso dalla femmina della zanzara Anopheles che causa nell’essere umano la malaria).
L’esito positivo ha confermato la presenza dell’agente patogeno della malaria, verosimilmente contratta dal granduca durante i giorni di caccia nella tenuta della villa di Poggio a Caiano, coltivata a risaia, che precedettero il suo stato di repentino malessere. Le stesse proteine sono state rilevate nei resti ossei di altri membri della famiglia Medici. In particolare di Eleonora di Toledo e i figli Giovanni e don Garzia, deceduti nel 1562 per “febbre terzana” dopo un soggiorno in Maremma.
Tali importanti riscontri sembrano confermare senza ombra di dubbio la causa della morte di Francesco I.
Ma il fatto che risulti scientificamente dimostrato che il granduca abbia contratto febbri malariche può scagionare del tutto il cardinale Ferdinando dall’accusa infamante di aver avvelenato il fratello e la cognata? Dopo più di quattrocento anni dalla scomparsa dei granduchi questo mistero non ha ancora smesso di affascinarci. L’auspicabile scoperta della sepoltura di Bianca Cappello e l’analisi scientifica dei suoi resti potrebbero fornire nuove informazioni e magari confermare o mettere in discussione le conoscenze fino ad ora acquisite. Finché il corpo della granduchessa non verrà ritrovato il caso non potrà considerarsi definitivamente chiuso.
Duccio Tiracorrendo
AGT Firenze