Il Brindellone. La storia vera dello scoppio del carro a Firenze

LE ORIGINI, IL PERCORSO STORICO, LA CERIMONIA DELLO SCOPPIO DEL CARRO A FIRENZE.
L’origine dell’attuale evento dello “Scoppio del Carro” arriva dalla I° Crociata del 1096, voluta da Papa Urbano II° per riconquistare ai Saraceni il Santo Sepolcro. Pazzino de’ Pazzi, comandante delle 2500 milizie fiorentine presenti alla Crociata , il giorno di Sabato 15 Luglio del 1099 fu il primo ad entrare a Gerusalemme, scalarne le mura e piantare nel punto più alto il vessillo cristiano. Per questo atto valoroso Pazzino ebbe in dono dal Comandante generale Goffedro IV°di Buglione tre schegge di pietra silicea provenienti dal Santo Sepolcro.
Pazzino rientrato a Firenze nel 1101, consegnò le pietre alle Autorità fiorentine le quali le deposero in un prezioso cofanetto e le affidarono ai prelati della Chiesa di San Maria Sopra Porta chiamata in seguito San Biagio. Da subito iniziò una tradizione, già nota a Gerusalemme fino dal IV° secolo: la distribuzione al popolo del fuoco Sacro acceso in un bracere per mezzo delle pietre del S.Sepolcro. Tradizione ripresa a Firenze il Sabato di Pasqua all’interno della Cattedrale.
Nel Duecento i Pazzi fecero costruire un carro itinerante riccamente addobbato che ogni anno, il Sabato Santo, portava il fuoco acceso con le sacre pietre a giro per la città.
L’organizzazione di questo evento da parte dei Pazzi si ripeté ogni anno nei secoli successivi, ma si interruppe nel 1478 a seguito della congiura contro i Medici. I Consoli dell’Arte di Calimala si sostituirono ai Pazzi per circa sedici anni, dopo i quali, complice la cacciata dei Medici e l’arrivo del Savonarola , la nobile famiglia fiorentina riprese a organizzare direttamente l’antica usanza.
A causa di incendi ed incidenti vari, il carro usato per le rappresentazioni dovette essere spesso sostituito, così nel Seicento i Pazzi fecero costruire un “carro trionfale ” a tre ripiani, estremamente solido e imponente, più adeguato all’uso che ne doveva essere fatto. Ebbene, si tratta dello stesso carro, opportunamente restaurato, che ancora oggi ammiriamo il giorno di Pasqua. L’organizzazione del rito Pasquale fu mantenuto dai Pazzi fino al 1859, anno in cui si verificò l’estinzione del ramo principale della famiglia. oggi se ne occupa il Comune di Firenze
La cerimonia attuale non si discosta molto da quella antica e ricalca abbastanza fedelmente le modalità originali. La sera del Sabato Santo un corteo della Repubblica fiorentina, preceduto dal Gonfalone della città, si reca alla Chiesa dei SS.Apostoli (che dal 1785 custodisce le reliquie a seguito della soppressione della Parrocchia di San Biagio), dove viene ricevuto dal Vescovo vicario il quale preleva il Sacro Cofanetto delle Tre Pietre e unendosi al corteo raggiunge il sagrato della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Lì il Cardinale Arcivescovo provvede a compiere il cerimoniale dell’accensione del fuoco con le Sacre pietre su un bracere posto dinanzi alla porta principale e il fuoco benedetto viene portato all’interno del Duomo e vegliato in preghiera tutta la notte.
La mattina della Domenica di Pasqua il grande carro partito dal suo deposito di Porta a Prato, trainato da due coppie di buoi bianchi ornati di ghirlande, arriva davanti al Duomo, quasi in contemporanea con il Corteo storico della Repubblica fiorentina preceduto dal Gonfalone e dallo stendardo della famiglia Pazzi, composto da musici e sbandieratori e seguito dalle più importanti autorità civili.
Il “carro”, alto 11 metri e 60, lungo 3 metri e 40, dal peso di 40 quintali, ha sulle fiancate gli stendardi dei quattro quartieri storici fiorentini e su tutti lati la struttura contenente il carico esplosivo. Dal carro parte un cavo, teso all’altezza di 7 metri da terra, che attraversa tutta la navata centrale del Duomo e raggiunge una colonna in legno al centro del coro dove si trova appesa la colombina, un impasto di gesso e cartapesta a foggia di candida colomba, con un ramoscello d’olivo nel becco che simboleggia lo Spirito Santo.
Durante la messa Pasquale, al momento del canto “Gloria in Excelsis Deo”, l’Arcivescovo appicca il fuoco sacro alla miccia della colombina che, spinta da un razzo, raggiunge il carro innescando l’esplosione di mortaretti, castagnole, girandole e fuochi di artificio che si produrranno in un carosello di venti minuti di lampi e scoppi accompagnati dal suono a distesa delle campane. Se il retrorazzo sarà calibrato bene e il viaggio risulterà perfetto, il popolo potrà sperare nei buoni auspici per il futuro così come in passato i contadini speravano nel buon raccolto. Ma se il viaggio della colombina invece si dovesse interrompere prima della meta, qualcuno potrà pensare si tratti di un qualche presagio negativo.
Per la cronaca si ricorda che nel 1966 la colombina non raggiunse l’Altare Maggiore e come sappiamo, avvenne il tragico evento dell’alluvione.
Infine, vogliamo spiegare l’appellativo Brindellone dato dai Fiorentini allo storico “carro”. Si fa riferimento all’antica e ormai scomparsa Festa della Zecca che si svolgeva il 24 Giugno, giorno di San Giovanni. Un uomo che impersonava San Giovanni Battista, coperto da pelo di cammello consunto e stracciato, in piedi, legato ad un palo su un alto carro di fieno, attraversava le vie della città.
L’uomo sul carro traballante, nel suo ciondolare a destra e sinistra, suscitava l’ilarità dei fiorentini che con il loro proverbiale “spiritaccio” non tardarono ad affibbiargli l’appellativo di “Brindellone”, trasferendo poi il nomignolo al carro di fieno e quindi, per analogia, al più famoso” carro” pasquale.
Crediti: www.gogofirenze.it