La battaglia di San Romano a We Are One

La battaglia di San Romano a We Are One
La battaglia di San Romano a We Are One

Una lettura particolare del capovaloro di Paolo Uccello quella presentata all’interno dell’evento We Are One: A Global Film Festival che per dieci giorni, dal 29 maggio al 7 giugno, porta su un’unica piattaforma, quella di Youtube, le principali rassegne cinematografiche mondiali con i contenuti  disponibili anche dopo la prima messa in onda.

 

 

 

Oltre alla Mostra del Cinema di Venezia, al Festival di Cannes, quello di Locarno, al Tribeca e al Sundance – solo per citare alcune delle rassegne più famose – il festival dell’animazione di Annecy presenta un breve cortometraggio di Georges Schwizgebel in cui La Battaglia di San Romano prende vita, assumendo nuovi significati.

Nel cortometraggiola perspectiva naturalis con più punti di fuga impiegata – talvolta quasi ossessivamente – da Paolo di Dono di Pratovecchio, detto Uccello  si anima, si scompone e si ricompone. Evidenziando linee e dettagli, sostenuta dalla colonna sonora che forse non a caso si apre con il canto di un gallo (vedi la famosa leggenda del Gallo Nero, simbolo del Chianti ma anche delle lotte medievali tra Firenze e Siena), l’animazione, insieme al movimento, fornisce quasi il caos e il pathos che precedono il momento del trionfo dei fiorentini sulle truppe senesi, cristallizzato e rarefatto nell’atmosfera geometrica e tardogotica del capolavoro attualmente agli Uffizi.

Capolavoro che fu molto apprezzato da Lorenzo il Magnifico, tanto da volerlo sulle pareti della propria camera. La battaglia di San Romano si svolse il  2 giugno del 1432 e Paolo Uccello celebrò in tre tavole i momenti salienti di quella giornata di scontri su commissione  di Lionardo Bartolini Salimbeni, che sei anni dopo, nel 1438, effettuò un pagamento al pittore per il suo lavoro. La tavola centrale del trittico figurava insieme alle altre due (attualmente al Louvre e alla National Gallery) nell’inventario redatto subito dopo la morte del Magnifico (1492) come esposta “nella camera grande terrena, detta La camera di Lorenzo”, ovvero la camera del Palazzo Medici in Via Larga a Firenze. Fino alle scoperte documentarie più recenti, si riteneva che fosse stato Cosimo il Vecchio a commissionare l’opera, mentre furono i figli di Lionardo Bartolini Salimbeni a trasferirla nella villa di famiglia di Santa Maria a Quinto, dove Lorenzo la vide e dopo molte insistenze la ottenne infine nel 1484.

 

 

 

 

 

Shares
INFO
close slider

    Nome
    Cognome
    Email
    Telefono
    Oggetto
    Messaggio
    Ho letto la pagina Privacy e acconsento al trattamento dei miei dati personali